- Cenni sulla preistoria

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Nel suo antico bagaglio storico si trovano testimonianze sia delle culture indigene sviluppatesi nel corso dei secoli, sia delle maggiori potenze coloniali antiche, dando luogo a una storia molto ricca e complessa, di non sempre facile ricostruzione.
Introduzione.
La Sardegna è una delle terre più vecchie d’Europa, difatti la sua emersione dal mare risale all’era primaria. Il Sulcis-Iglesiente fu il primo a sollevarsi nel periodo Cambrico, circa 500 milioni di anni fa.
Sotto il profilo geologico, la Sardegna è formata da una base granitica, roccia effusiva intrusiva, sulla quale poggia il calcare, e da roccia sedimentaria organogena, formata essenzialmente dai gusci di primordiali esseri che popolavano i mari. Morendo, questi animali, cadevano sul fondo marino, creando cumuli di gusci che raggiungevano centinaia di metri di altezza. Grandi movimenti, dovuti allo scontro delle zolle terrestri, innalzarono questa massa organica che diventò predominante in Sardegna. Il calcare è una roccia solubile nell’acqua e viene scavata facilmente dai fiumi nel corso dei millenni. Così nascono le grotte e così sono nate le più note cavità sarde, tra cui la grotta de “Is Zuddas” a Santadi, “Su Mannau” a Fluminimaggiore, “Ispinigoli” a Dorgali. I monti sardi non sono molto elevati (1.834 m. “Punta La Marmora”), a causa della loro antichissima formazione che ha permesso agli agenti atmosferici di livellarli durante i millenni. Le Giare, presenti in Sardegna, sono invece delle antiche montagne di origine vulcanica, formate da rocce basaltiche anch’esse erose e trasformate in tavolati: la Giara di Gesturi, di Serri e di Tuili. Nell’isola sono presenti anche due antichissimi vulcani spenti, Monte Arci e Monte Ferru, residuo di una notevole attività sismica che plasmò la Sardegna. A causa del sollevamento orogenetico alpino, nell’era terziaria, si formò la fossa del Campidano che divise l’isola in due blocchi, colmata poi nel quaternario dai detriti trasportati dai fiumi e dal vento. Oggi la Sardegna è situata al centro del Mediterraneo, dista dalle coste africane 180 Km circa, dalle coste della penisola italiana Km 220 (Olbia-Civitavecchia) e Km 350 dalla penisola iberica. Con i suoi 24.090 Km2, è la seconda isola del Mediterraneo, ha uno sviluppo costiero di 1.842 Km.
Fonte: http://www.ichnusa.net
COME É NATA LA SARDEGNA?
La Sardegna è la regione più antica d’Italia.
Insieme alla Corsica fa parte di un unico basamento di roccia che, dal punto di vista geologico, è molto simile a certe zone della penisola iberica. Da quando emersero i primi lembi di roccia (circa 570 milioni di anni fa) fino all’Eocene (circa 40 milioni di anni fa) la Sardegna fu saldata con l’Europa continentale in corrispondenza delle coste mediterranee della Spagna e della Francia.
Le rocce più antiche.
Le rocce più antiche si formarono agli inizi dell’era Paleozoica (570-225 milioni di anni) nel periodo Cambrico (570-500 Milioni di anni), per accumulo di sedimenti sui fondali marini profondi.
La struttura di queste rocce subì una metamorfosi dovuta alle elevate temperature dei magmi e alle gigantesche pressioni legate ai movimenti della crosta terrestre, per questo sono chiamate rocce metamorfiche.
Le rocce metamorfiche del periodo Cambrico (arenarie, calcari, dolomie, scisti) sono visibili nelle zone del Sulcis-Iglesiente (sud ovest dell’isola).
Queste zone furono le prime terre emerse della Sardegna e dunque hanno un’età di circa 600 milioni di anni.
Nasce il Gennnargentu

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Nei periodi successivi, Silurico (435-395 Ma) e Devonico (395-345 Ma) si formarono le rocce metamorfiche scistose del massiccio del Gennargentu.
Il granito:
nel Carbonifero (345-280 Ma) imponenti masse di roccia fusa fuoriuscirono attraverso la crosta terrestre, consolidandosi però sempre nel sottosuolo: si formarono i graniti che costituiscono la vera ossatura geologica della Sardegna.
Nascono i Toneris e il Supramonte.


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Nell’era Mesozoica, nei periodi Triassico (225-190 Ma) e Giurassico (190-136 Ma), le terre emerse della Sardegna furono nuovamente sommerse dal mare: sui fondali, a grandi profondità, si depositò una gran quantità di sedimenti carbonatici.
Nacquero così i vasti e spessi depositi di sedimenti calcarei che poi riemersero dando origine alle spettacolari formazioni dei tacchi e dei toneri della Barbagia (NU), del Sarcidano (NU) e dell’Ogliastra (NU).
Nel Cretaceo (136-65 Ma) si formarono i calcari del Supramonte di Oliena (NU), del Golfo di Orosei (NU) e quelli della Nurra-CapoCaccia (SS).
La Sardegna diventa un’isola.

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Fra il Cretaceo medio e l’Oligocene si formano i depositi vegetali nella zona del Sulcis (CA) che si trasformeranno nel tempo in lignite (un tipo di carbone fossile).
Nell’Oligocene (38-26 Ma) per un complesso evento tettonico (l’orogenesi alpina) nacquero le Alpi, l’Appennino, i Pirenei, la catena dell’Atlante.
La Sardegna e la Corsica, che fino a quel momento erano saldate alla massa continentale, si staccarono dal resto del continente e, spostandosi in senso rotatorio antiorario, andarono a collocarsi nella posizione attuale al centro del Mediterraneo Occidentale.
Nel Miocene (26-5.2 Ma) una vasta zona dell’isola fu nuovamente invasa dal mare: la crosta terrestre si distese e si formò una fossa (la Fossa Sarda), estesa dal Golfo dell’Asinara al Golfo di Cagliari, che fu invasa dal mare.
Il vulcanismo del Pliocene.

Ph. Sardegna Natura. Basalti colonnari
Sempre nel Pliocene (5.2-1.8 Ma) sprofondò la parte di suolo nella quale oggi si trova la piana del Campidano.
Fu quello un periodo di intensa attività vulcanica riscontrabile nelle vaste colate basaltiche della Nurra (SS), dell’Anglona (SS), del Logudoro-Meilogu (SS), della Planargia (NU), della Marmilla (CA) e del Sulcis (CA).
Formazione del Campidano.

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Nel Pleistocene (1.8-0.01 Ma) la fossa tettonica del Campidano (CA; OR) fu colmata dai detriti alluvionali trasportati dai fiumi che sfociavano in quel mare.
Sempre nel Pleistocene (1.8-0.01 Ma) ci furono diverse variazioni della linea di costa, in seguito all’avanzare e al regredire dei ghiacci che modellarono definitivamente il profilo costiero dell’isola.
La Sardegna è situata strategicamente al centro del mar Mediterraneo occidentale. l’Isola fu sin dagli albori della civiltà umana un attracco obbligato per quanti navigavano in cerca di materie prime e di nuovi sbocchi commerciali. L’isolamento ha consentito lo svilupparsi di culture autoctone come la civiltà nuragica, che assieme alla sua posizione strategica creava un ostacolo inattaccabile nella rete degli antichi percorsi. Le prime tracce di presenza umana (Homo erectus) in Sardegna risalgono al Paleolitico inferiore, e consistono in rudimentali selci scheggiate ritrovate nel sassarese e risalenti a un periodo compreso tra i 500.000 e i 100.000 anni fa. Le prime tracce di Homo sapiens sapiens risalgono invece a circa 22.000 anni fa.

Immagine N.1: Planimetria e serzione longitudinale della grotta.
Lo testimonia un frammento di dito fossile, la falange di una mano rinvenuta nella Grotta Corbeddu di Oliena, sito ricchissimo di reperti archeologici. Il frammento di falange ancora oggi è ritenuto il più antico reperto umano della Sardegna e del bacino del Mediterraneo. Le testimonianze del Neolitico sono numerose. I più antichi abitanti di quest’epoca incidevano le ceramiche con il bordo di una conchiglia, il cardiumedulis. La civiltà cardiale (decorazione attuata premendo sull’argilla ancora fresca con il bordo di una conchiglia della specie cardium), si sviluppò sino al 4500 a.C., ed è relativa a questo periodo anche la costruzione della Ziggurat di Monte d’Accoddi (v.). Gli abitanti utilizzavano strumenti in selce e in ossidiana di cui l’Isola abbondava e abbonda, coltivavano cereali, praticavano la caccia, la pesca e la tessitura. Scolpivano statuine stilizzate raffiguranti la Dea madre accentuandone le forme del seno e del bacino. Costruivano ciotole e vasi decorati in vario modo.

Tresnuraghes
Si svilupparono in quel periodo due forme di architettura funeraria: strutture di tipo megalitico affini ai dolmen e ai menhir – in sardo pedrasfittas – ossia pietre infisse nel terreno, e le cosiddette Domus de Janas (case delle fate o delle streghe), tombe scavate nella roccia che riproducevano l’intera struttura abitativa. Il pavimento e le pareti della tomba ed anche il corpo del defunto venivano rivestiti di ocra rossa.

domus de janas http://www.trekkingsardinia.com

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foto Unione Sarda
Nella fase finale del periodo neolitico ebbe inizio la lavorazione dei metalli, prima del rame e in seguito del bronzo.
Elisa Monica Magario
Emily Volta
Patrizia Secchi.
2) Cenni sulla preistoria – Civiltà nuragica
- 10 febbraio 2012 – 00:33
- Pubblicato su Cultura, Storia
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Incredibili misteriose strutture
La Civiltà nuragica vede la luce durante la fase culturale detta di Bonnanaro (1800-1600 a.C. circa). Più di 8000 nuraghi (secondo altre fonti molti di più), in media uno ogni 4 km², centinaia di villaggi e tombe megalitiche sono la testimonianza di questa singolare civiltà mediterranea, una tra le più originali e misteriose, al punto che anche le interpretazioni più avanzate sulla funzione delle caratteristiche torri nuragiche e sulla vita e la struttura sociale dei costruttori mancano di riscontri archeologici certi.

cui interagivano, i Nuragici furono sicuramente un popolo di guerrieri e di naviganti, di pastori e di contadini, suddivisi in piccoli nuclei tribali (clan). Andavano per mare, commerciavano coi Micenei ed Etruschi.

un millennio su un territorio allora ricchissimo di boschi, acque, fertili valli. Il nuraghe era il centro della vita sociale delle comunità, ma oltre alle torri, altre strutture megalitiche caratterizzavano la civiltà nuragica: le tombe dei giganti (luoghi di sepoltura) e i pozzi sacri (luoghi di culto).

Le grandi stele centrali delle tombe dei giganti (molte superano i 4 m di altezza) e la precisione costruttiva dei pozzi sacri dimostrano la complessità e la raffinatezza raggiunte da questa civiltà. Anche la produzione di bronzetti, statuette tipiche di quel periodo, con raffigurazioni a volte realistiche, a volte immaginarie, aggiunge fascino al mistero di quel popolo, mistero destinato sicuramente a durare ancora per la mancanza – secondo gli studiosi – di un fondamentale elemento di decifrazione delle civiltà antiche: la scrittura, anche se in questo campo sono state fatte nuove scoperte.

Cartaginesi prima e dei Romani poi, il popolo indigeno, pare si ritirò nelle regioni interne dell’Isola opponendo una fiera resistenza agli invasori. Secondo le ipotesi degli studiosi, l’isola in quel periodo era molto popolata: alcune ipotesi indicano che su una media di 5000 nuraghi semplici, di 3000 fra nuraghi complessi e villaggi, con una media di 10 abitanti per ogni torre isolata e di 100 abitanti per ogni borgo, si poteva contare una popolazione di circa 245.000 unità (la Sardegna raggiungerà nuovamente una simile densità abitativa solo nel XV secolo); altre ipotesi fanno supporre ad un numero maggiore, tra i 400.000 e i 600.000 abitanti.

Moi Michela Cossu Gigi

Moi Michela Cossu Gigi



Elisa Monica Magario
Emily Volta
Patrizia Secchi.
Fonte: wikipedia
Foto: http://www.camperlife.it;
http://www.fontesarda.it/imgsarde/nurbar51.htm;
Giusi Zichina Monteduro;
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http://voyagerfanclub.forumfree.it;
http://www.sardegnadigitallibrary.it;
Moi Michela Cossu Gigi.